domenica 31 dicembre 2006

il tempo del Sogno

L’Ayers Rock, il diamante arancio che affianca Dante nel vigilare sul blog.
Un posto sacro; per gli aborigeni australiani il luogo dove nasce il Sogno che dà vita alla creazione.
Gli Antenati si svegliarono dopo secoli di sonno; uscirono dalle profondità della terra ed il mondo sognato divenne creazione. Sotto forma di animali, piante o rocce, gli Antenati iniziarono a viaggiare: combatterono e modellarono, crearono montagne, fiumi, alberi, deserti, uomini… Il mondo sognato divenne creazione.
Il Sogno è la Legge, l’unica grande Legge che governa le cose.
Lascio da parte ogni legame e di certo troverò accanto molte persone; tante quante son quelle che popolano i miei sogni.
Le vite che vivo sono sciami infiniti e sempre diversi. Quando sarà l’ora d’andar via, dovrò abbandonarle tutte: quelle dei giorni e quelle delle notti e di tutte le volte in cui il Sogno m’ha rapito senza preavviso.
E gli amori che ho vissuto conteranno per le carezze nel tempo del Sogno o in quello della realtà?
Io vivo sull’Ayers Rock da sempre. Ogni tanto né scendo e riesco ad aver rapporti con gli altri, forse anche ad esser simpatico; perfino amato, per qualche frazione di secondo. Poi però son di nuovo lassù, non posso farne a meno, son Sogno e il Sogno mi richiama a lui. Di nuovo sparisco, mi perdo, torno irraggiungibile e incomprensibile per la realtà; così come lo è questa storia.
Gli anni non passano, il tempo non c’è, né lo spazio; solo il movimento della coscienza d’ogni cosa, fusa fra il Sogno e la realtà.
Il Sogno non ha anni; è già il 2007 o forse il 2011 o magari il 2006, ancora, per mille e mille sogni.
Sognerò di festeggiare stanotte, a lungo, in buona compagnia; poi tornerò sulla mia roccia, a vivere, a scrivere, a sognare.

giovedì 28 dicembre 2006

le cose che non mi piacciono

Non credete che io non stia scrivendo per il blog! Lo sto facendo eccome! Magari non dandogli il primo posto nell'elenco delle priorità; daltronde anche altre pagine bianche attendono i miei servigi. Il punto è che quello che sto scrivendo non mi piace. Non è che non mi piaccia proprio, altrimenti non lo avrei neanche prodotto; è che, una volta finito, non mi convince e rimane lì, abbandonato. L'amletico dubbio è sempre lo stesso: meglio pochi post ma buoni o tanti post dagli altalenanti risultati? Io per il momento non lo so; ora vado a letto e ci penso, domani se ho novità vi faccio sapere.

martedì 19 dicembre 2006

Natale: pandori & regali

E con la pancia piena, ingrassati dal burro di pandoro che si è sciolto scendendo nell’esofago, ci si chiede perché a Natale dovremmo essere tutti più buoni, meravigliosi e magici. Al massimo è una prerogativa del Natale Cristiano, in cui i festeggiamenti per la nascita di Gesù dovrebbero toccare il cuore della gente. Rivolgersi solo a chi la notte del 24 siede su un banco di chiesa, renderebbe, però, davvero limitate le prospettive di vendita dei signori dei pandori. Che poi spesso, anche tra quei bravi cristiani, s’intrufola il dubbio che Gesù sia nato con la barba bianca e in una mangiatoia griffata Coca-Cola.
A chi dovrebbero commuovere i Panettoni sotto il camino per non ammaccare le chiappe di Babbo Natale? E perché il 25 Dicembre dovremmo essere più buoni del 5 Agosto, del 29 Marzo, del 10 Ottobre, del 18 Maggio o del 22 Settembre?
E poi i regali. Vogliamo imitare i doni portati alla grotta nella notte Santa? Quindi i regali valgono solo per quelli più buoni di cui parlano le canzoni dei Panettoni e che a Natale assistono alle celebrazioni? Poi non è che i Re Magi si scambiavano i regali tra loro; li portavano tutti a Gesù bambino. Dovremmo scegliere, allora, una sola persona e dirottargli tutti i regali del pianeta… Qualche idea per il nome?
Propongo di lasciare la bontà alle Marie e ai loro amici che godono nel vederci grassi come porcelli; d’evadere la stomachevole gabbia di zucchero a velo che vuole rinchiuderci e tarare l’incoerenza del Natale su di noi. Scegliamo un aspetto e modelliamoci intorno il nostro Natale. Viviamo un Natale Familiare, in cui concentrarsi sui parenti, oppure un Natale Mangereccio in cui il cibo è il centro di tutto. Un Natale dei Regali, quello degli Amici o quello degli Animali. Un Natale della Coppia, della Riflessione o delle Carte. Un solo aspetto focalizzato ogni anno, per uscire dalla follia di un Natale vuoto e colmo di cose che non s’abbinano tra loro.

Natale: canzoni & panettoni


Chissà se son nate prima le fabbriche di Pandori o le canzoni natalizie. E chissà come se le sono spartite queste canzoni. Che il signor Bauli, il signor Paluani, il signor Melegatti e tutte e Tre le Marie, in quegli 11 mesi in cui non hanno niente da fare, un giorno si siano incontrati per dividersele? Magari hanno messo tutti i cd al centro del tavolo e poi vi si sono gettati sopra senza esclusione di colpi. Mister Paluani si lancia verso John Lennon per uno spot strappalacrime, mentre una delle Marie gli morde un polpaccio. Paluani si ferma e urla. Papà Melegatti lo supera per scegliere per primo, ma il signor Bauli lo stende con una ginocchiata allo zigomo. Anche lui però non giunge alla meta, fermato da un succhiotto della seconda Maria. Così, mentre sono fuori combattimento, l’ultima Maria arraffa tutti i cd e improvvisa un Mercante in Fiera con i dischi conquistati.
Le tre donzelle si accaparrano i proventi delle aste e li investono sulla produzione. Loro restano senza brano natalizio, ma con i panettoni e i pandori migliori.
Anche il signor Bauli è contento, ha la sua bella canzoncina stile zecchino d’oro che dice che a Natale siamo tutti più buoni ed è tutto più meraviglioso e più magico.
Anche il signor Paluani è davvero contento, ha comprato una splendida canzone che dice che a Natale siamo tutti più buoni ed è tutto più meraviglioso e più magico.
Anche il signor Melegatti è molto contento, ha proprio il brano che voleva: uno splendido pezzo che dice che a Natale siamo tutti più buoni ed è tutto più meraviglioso e più magico.
E noi davanti al televisore, a mangiare il Panettone delle Tre Marie per cui abbiamo speso tutta la tredicesima e a sorbirci uno spot al minuto dei signori Bauli, Paluani e Melegatti, in cui il loro Panettone è come il loro Natale: più buono, più meraviglioso e più magico.

martedì 12 dicembre 2006

auguri

Ridendo e scherzando, cambiando camicie e delirando, mangiando salatini e tagliando le unghie dei piedi, è già passato un mese.
In quella serata gelatinosa in cui la creaturina prese forma, non avrei scommesso uno stuzzicadenti che, di là a trenta giorni, il blog fosse ancora vivo, aggiornato e commentato. Dev’essere il buon Dante che, dalla citazione di benvenuto, lo protegge. Chissà quanti stuzzicadenti avrebbe scommesso lui nel 1315 che la sua “Commedia” diventasse “Divina” e che, sette secoli più tardi, fosse ancora venerata.
Io d’impegnarmi ad aggiornare il blog per settecento anni non ci penso proprio e di divino, a parte il Tiramisù, non so fare nulla; però, intanto, ridendo e scherzando, soffiando il naso e delirando, bevendo caffè e pulendo le orecchie, è già passato un mese.
Ci tenevo a regalare al mio blog qualcosa che celebrasse questo momento. Fiori troppo banali, cioccolatini non ne mangia, i peluche s'impolverano. Potrei fargli la fedina: va bene in ogni occasione. Significa “per sempre”, lo so, ma un “per sempre” non si nega a nessuno oramai. Tuttalpiù dirò che scherzavo, che non era quel che sembrava; oppure non dirò nulla e sparirò, facendo finta di niente.

venerdì 8 dicembre 2006

istruzioni per l'uso

Io sono una persona poco raccomandabile.
Non che faccia lo sgambetto alle bambine col palloncino in mano, né il verso del maiale incrociando un uomo obeso; non taglio le gomme a chi parcheggia ostruendo il passaggio, né piscio sul cappotto dei barboncini mentre stanno con la zampetta alzata.
Io sono poco raccomandabile perché scrivo per me.
Che nessuno si riveda nei miei pezzi, che nessuno se ne immagini protagonista. Io scrivo solo per me: per me e per nessun altro. Ciò che ho da dire alle persone lo dico, naso a naso, con gli occhi a non più d’un metro da quelli altrui. Io scrivo solo per me: perché ne ho bisogno e non ne posso fare a meno. Non scrivo affinché qualcuno mi legga; scrivo perché è l'unico modo che conosco per parlarmi faccia a faccia.
Queste che parlano son parole di blog e non c’è attimo in cui lo dimentichino. Non che gli importi il nome: che vengano chiamate pezzi piuttosto che post, deliri o Gino non fa alcuna differenza. Ciò che è davvero importante, sono i commenti. Non si vive di soli post, ma di tutti i commenti che a essi vengono associati. Nota dolente che strazia i timpani d’ogni blog. Sempre i commenti stentano ad incidersi e i poveri post, esposti alle raffiche di vento del mondo, soffrono il freddo.
Copriteli. Copriteli con pensieri, qualsiasi essi siano. Copriteli con l'affetto o almeno fategli sentire che non sono soli, abbandonati. Non parlatene a me; quando li vedete e potete leggerli io non ne son più tutore: son cresciuti, camminano con le proprie gambe in una propria vita.
Se proprio non volete commentare, se non volete far sapere che ci siete stati, allora non venite e non leggete. Che la vostra coscienza lo saprà comunque e non conoscerà più tranquillità, perché ormai è già successo e non si può tornare indietro. Basta un attimo, un attimo solo per entrare a far parte di altre vite, di ogni altra vita, anche di quella del blog di una persona poco raccomandabile.

lunedì 4 dicembre 2006

c'è

C’è chi crede nelle coincidenze e chi non ci crede e sceglie altri nomi per ciò in cui vuol credere.
Se in una sera rilassata, mentre stai bene, abbracciato e ridente, incontri per caso un lupacchiotto che ti guarda e si fa salvare la vita. E se tu hai un lupacchiotto che ti aspetta a casa aggrappato al domani con le unghie delle zampe. E se per caso il lupacchiotto incontrato decide che quella sera aspetta te, si acciambella più vicino che può e rimane sereno. E se non ti trovi in Siberia, dove trovare lupacchiotti è naturale, né allo zoo, né in una foresta o in un allevamento di lupacchiotti.
C’è chi crede nelle coincidenze e chi non ci crede e sceglie altri nomi per ciò in cui vuol credere.
Se in una notte di tranquilla navigazione ci si imbatte in una fanciulla in balia delle onde. Se la si prende tra i pensieri e poi ci si accorge che è una Sirena che, mano nella mano, ti porta con lei negli abissi. E se negli abissi ti presenta le sue sorelle, le cugine e dei Tritoni del posto. E se per caso uno dei Tritoni ha un’amica, la quale ha una cugina che ha una sorella la cui migliore amica è una creatura davvero speciale. E se tu, dopo mesi che la vedi e la senti poco, d’improvviso t’accorgi che sei nel mare e te l’eri scordato e che sei tutto bagnato d’acqua intorno a te e che non c’è nessun altro posto in cui vorresti essere.
C’è chi crede nelle coincidenze e chi non ci crede e sceglie altri nomi per ciò in cui vuol credere.
Se pensieri densi di tristezza ti stanno rendendo irrespirabile l’aria. E se solo il sentire una persona potrebbe ridarti fiato per respirare. Se hai bisogno solo di lei; se lei, lei sola, anche con un piccolo pensiero, potrebbe portare fino a te una brezza fresca, che spazzi via nuvole e nebbia. E se, come in un bosco incantato, un trillo ti sorprende. E se per caso è proprio quella persona che aveva solo voglia di sentirti, che aveva solo bisogno di pensarti, che aveva solo piacere di parlarti.
C’è chi crede nelle coincidenze e chi non ci crede e sceglie altri nomi per ciò in cui vuol credere.

testamento di un barbone

A te che mi sei passato accanto senza guardarmi, stringendoti di più nel tuo cappotto. A te lascio il mio carrello e tutto ciò che contiene.
A te che mi hai pisciato addosso dall’alto del ponte e poi sei scappato ridendo. A te lascio tutti i miei vestiti e il loro sapore.
A te che mi hai lanciato contro sassi di rabbia e ogni insulto che conoscevi. A te lascio i cartoni caldi delle mie notti.
A te che mi venivi sempre dietro e dormivi accanto a me sfiorandomi col tuo pelo. A te lascio un’ormai infinita libertà.
A te che mi hai sorriso, ti sei fermata, mi hai frugato sotto la giacca e dentro al petto. A te non lascio niente, perché non avevi più nessun diritto di andartene così semplicemente.

Pene d'Amore 2

Griselda cara,
mio amore,
perdonami se vengo di nuovo a te con questa mia, prima che tu venga a me con una tua, in risposta alla precedente mia, nella quale, purtroppo, dimenticai di porti un’importante quesito.
Ricordi il nostro piatto? Quella pietanza speciale inventata da noi che mandava in estasi il palato e i sensi? Certo che la ricordi; non potrebbe esser diversamente: ogni cenetta romantica venata dall’idillio di quel sapore afrodisiaco, culminava nel miglior paci-pacci-pum-pum.
Vorrei prepararla di nuovo, mangiarla come se tu fossi con me e sentirti finalmente vicina, mentre soffro di gran pene d’amore.
Un forte dubbio su uno degli ingredienti mi impedisce però di farlo. C’era il pane bianco, il peperoncino, un filo d’olio e d’aceto. Ricordo il pomodoro, la noce moscata e il cioccolato. C’era il rognone, l’uovo, il purè di patate e la maionese. Il salmone affumicato, la carne tritata, le olive snocciolate e una manciata di uvetta. C’era poi il latte, il vino, il rum e il burro. Il prosciutto, le melanzane, le zucchine e i funghi. La panna e le carote.
Ma di sale ne mettevamo uno o due pizzichi?

per sempre tuo