domenica 28 gennaio 2007

la profanazione del tempio

Ho tentato di non farlo, l’ho tenuto dentro per mesi; alla fine ho ceduto e ho profanato il tempio.
Harry Potter sembrava l’ultimo dogma per milioni di fedeli in attesa del verbo della sacerdotessa Rowling; eppure ho ceduto e ho profanato il tempio.
Iniziò tutto molto tempo fa, in una galassia lontana, con le parole d’una persona speciale:
-Stanotte ho sognato di rileggere il principe mezzosangue. Non riuscivo a resistere senza sapere come continuava e ho pensato ‘Domani chiamo Daniele e mi faccio dire come finisce!’-
E la follia è stata germe nel petto, cresciuta come l’amore che l’aveva generata.
La storia ha scelto di nascere, da mamma inglese, certo, ma ha comunque scelto di nascere e la madre di partorirla. Ora la storia è nel mondo ed è sua quanto nostra, di chiunque ne incroci il passo.
Ci ha emozionato, non può più chiederci di non viverla fino in fondo.
Io potevo, me l’avevano predetto! Io avevo le possibilità per farlo e questa era una responsabilità. Finire la storia; concluderla così, come la storia voleva essere conclusa da me: protagonisti attivi d’ogni cosa a cui teniamo!
Immutata l’attesa per le sorti di Harry; in me, però, qualcosa era già successo ed è così che ho profanato il tempio.

venerdì 19 gennaio 2007

l'ultimo capitolo di Harry Potter 7 scritto da ME (blog version)

Le pareti bianche acquistarono luce e nitidezza solo molti minuti dopo che gli occhi di Ron furono di nuovo aperti.
Sentiva il corpo intorpidito dal dolore e qualcosa di caldo pulsargli nel palmo: la mano di Hermione era nella sua, stretta, con le dita abbandonate intrecciate a quelle di lui. Il collo gli restituì una fitta girandosi di scatto per guardarla; era nel letto accanto, con la crespa chioma sparsa sul cuscino. Bella, silenziosa, ferma; non l'aveva mai vista così: sembrava morta.
Le strinse un po' più forte la mano: lei restò immobile. Ron si mosse a disagio nel letto, una sensazione languida saliva prepotente dalla pancia; strinse ancora: nulla. Il languore arrivava rapidamente agli occhi; aprì la mano e quella di lei scivolò via.
In quel momento Hermione si svegliò.
Per un attimo rimase fermo e sorpreso, poi si chinò su di lei e la baciò. Un bacio lungo e immobile, leggero e intenso. Hermione aveva le labbra secche e sulla pelle un forte odore di sudore e ferite. D’improvviso un ricordo balenò nella mente di Ron con la durezza d’una visione.
Godric's Hollow, luce, tanta luce, lampi rossi e verdi; poi il buio, la morte.
Il cuore gli accelerò i battiti, cercò lo sguardo di Hermione come per chiederle se anche lei avesse visto le stesse cose; il volto della ragazza, però, rivelava solo un'espressione sorpresa e confusa.
Si guardò intorno e riconobbe l'ospedale San Mungo. Una delle pareti della loro stanza era completamente trasparente e fuori, ad osservarli nervosi, vi erano la McGranitt e Piton.
I due insegnanti avevano un aspetto trasandato che li rendeva molto più vecchi di come li ricordava. Il lungo naso adunco di Piton si schiacciava contro la parete trasparente, mentre i capelli, più unti che mai, si appiccicavano al viso, incorniciando il suo sguardo fisso. Anche la professoressa McGranitt aveva un'espressione sconosciuta, con i capelli insolitamente fuori posto e il viso solcato da un gran numero di profonde rughe.
Hermione e Ron si misero a sedere sui propri letti; ancor prima di riuscire a scambiarsi una sola parola, il repentino movimento della bacchetta di Piton ruppe la quiete. Una lettera comparve fra le mani di Ron e la voce del professore risuonò:
-Dovevo consegnarla a Harry o alla persona a lui più vicina, quando tutto fosse finito-
Lo stomaco di Ron si attorcigliò in una stretta lancinante: Harry! Non ci aveva ancora pensato! Cos’era successo a Harry?
La nausea s’impadronì di lui e un conato lo scosse, mentre, con mani tremanti, tentava d’aprire la busta. Anche Hermione barcollò per un attimo, prima di stringersi forte al suo braccio; intanto la lettera era aperta: la grafia obliqua di Silente riempiva un lungo foglio.
"In molti pensano che io sia un uomo saggio; eppure, la saggezza non mi è servita a molto. Non mi ha risparmiato grandi errori, né mi ha evitato la morte (non che lo volessi davvero) ed ora, non mi è di nessun aiuto nel sapere chi leggerà questa lettera.
Le mie parole sono indirizzate a Harry Potter o alla persona a lui più vicina, quando la sua battaglia contro Lord Voldemort avrà avuto termine.
Spero davvero sia tu Harry; spero che tenga tu in mano questo foglio, perché ciò significherebbe che hai avuto la meglio sul terribile compito che il destino ti ha posto sulle spalle.
Ancora una volta si dimostra che non vi è saggezza, potere o magia, che eguagli la lungimiranza del destino, il quale non avrebbe potuto scegliere spalle migliori per portare questo peso.
E’ di straordinaria importanza che tutti gli sforzi di Harry, dei suoi amici, dell’Ordine della Fenice e di tutta la comunità magica, vengano per sempre ricordati: è la grande responsabilità che ha chi leggerà queste righe.
Che nessuno dimentichi!
Che nessuno dimentichi il coraggio di un ragazzo che ha affrontato il più potente mago Oscuro di tutti i tempi.
Che nessuno dimentichi gli orrori che, Harry e coloro che gli vogliono bene, hanno dovuto sopportare.
Che nessuno dimentichi le morti, le torture, i pianti disperati. Che nessuno dimentichi tutti coloro che hanno dato la loro vita perché le morti, le torture e i pianti disperati, potessero essere soltanto un ricordo."

Una grossa lacrima cadde sul foglio e subito si dissolse, senza lasciar traccia. Hermione piangeva silenziosa e Ron non aveva il coraggio di guardarla, ne avvertiva il viso umido a pochi centimetri dalla sua guancia.
"Per molti anni 'il bambino che è sopravvissuto' ha infuso speranza nelle persone; è ora che si faccia un passo avanti e che a dare speranza sia: 'il ragazzo che ha combattuto'.
Nasceranno altri Voldemort; forse non così potenti, forse non così malvagi, ma la brama di potere e il male non smetteranno di allevare propri discepoli.
Sta a noi fare in modo che nascano anche nuovi Harry.
Ho speso la mia vita a Hogwarts, per la profonda convinzione che non c'è null'altro che valga la pena fare, se non insegnare ai ragazzi. Educarli con amore ad altri valori, ad altre magie; educarli all’amore. Quell’amore che ha permesso ad Harry Potter di combattere Lord Voldemort.”
Il combattimento. Per quanto si sforzasse, Ron non ricordava molto. Dei lampi, tanta luce, grida. Una casa, poi la voce di Voldemort, i suoi occhi di serpente puntati su lui e Hermione.
Avvampò di paura; dalla foschia della sua mente i ricordi prendevano forma. Harry era a terra, ferito; loro accanto a lui quando la fredda voce parlò: “Prima voi due! Voglio che soffra il più possibile!”.
Un lampo di luce verde, un grido: “Nooo!”. Il corpo di Harry davanti al suo, sopra al suo, crollati a terra, insieme.
Ron era madido di sudore, non ricordava più nulla. Perché stava leggendo lui quella lettera? Dov’era Harry?
Si voltò voltò verso Hermione: aveva gli occhi gonfi.
-Harry…-
-morto...- rispose lei con voce rotta.
Un senso di soffocamento lo attanagliò alla gola; per un attimo rischiò di perdere i sensi. Harry si era frapposto fra lui e la maledizione: era morto al posto suo.
E Voldemort? Perché non aveva ucciso anche loro?
-Anche Voldemort è morto- disse Hermione come l'avesse letto nel pensiero -ma non so perché; sono svenuta, non ricordo nient'altro-
Molte erano le lacrime che cadevano ora sul foglio; non appena toccavano la carta, sparivano.
"Temo d’aver scritto questa lettera come se tu non fossi sopravvissuto Harry. Non è una mia convinzione, soltanto la debolezza di un vecchio, vittima delle sue paure.
Tu sei un grande mago Harry, più grande di quanto sia mai stato io.
Quando la tua giovane età ti permetterà di riconoscerli, vedrai dentro di te poteri incredibili e intorno a te alleati formidabili. Crescerai con loro: con i tuoi poteri e con le persone che ti vogliono bene o anche soltanto che si fidano di te.
Credi negli uomini Harry: nell’uomo che sei e che sarai e in tutti quelli che avrai intorno.
Nessuno è buono o cattivo; ogni persona ha la propria storia, le sue infinite sfumature. Lo avrai già capito, trovando al tuo fianco il professor Piton nella battaglia finale. Nonostante tutto, il professor Piton è stato con me leale fino in fondo, accettando perfino di uccidermi, contro la sua volontà.
Caro Harry, è stato per me un grande onore aver l’opportunità di conoscerti e vivere i miei ultimi anni accanto a te; un privilegio che non dimenticherò, neanche là dove sto per andare.
Che nessuno dimentichi che Harry Potter ha combattuto il male!
Con Amore
Albus Percival Wulfric Brian Silente"
Guardò fuori: la professoressa McGranitt piangeva, il professor Piton aveva il solito viso imperscrutabile; accanto a loro erano comparsi i suoi genitori, anche loro dall'aspetto sconvolto e con le guance solcate da grandi lacrime.
Ron no, non piangeva più. Stava ripensando a quel giorno, quel primo giorno sull'Espresso per Hogwarts. Lo vide da lontano, si ritrovò nel suo stesso scompartimento, diventarono amici, grandi amici: inseparabili.
Ron capiva solo adesso che non c’era stato nulla di casuale in quell’incontro. La sua storia, quella di Harry, quella di Hermione, erano intrecciate da sempre. Senza saperlo tutto li aveva condotti a quel momento; come se la loro vita fosse iniziata su un treno, sette anni prima, e finisse in quell’istante, su un letto d’ospedale.
Forse da qualche parte, qualcuno aveva già scritto la loro storia; forse dei libri la raccontavano, magari sette volumi, uno per ognuno di quegli anni dolci e densi, tristi e intensi.
Anche ora che l’ultima e più drammatica pagina era stata sfogliata, Ron si trovava d’accordo con Silente: era stato un privilegio esserci. Era stato un gran privilegio far parte di questa storia; trovarsi su quel treno scarlatto, seduto proprio di fronte a un ragazzo con la fronte fregiata da un'indimenticabile cicatrice.

martedì 9 gennaio 2007

il periodo Rosso

Dichiaro concluso il mio periodo Blu!
Ventisei anni di blu, in tutte le sue forme, in tutte le sue sfumature. Con le dovute eccezioni: con i lampi di giallo e di fuxia, con i momenti grigi e quelli neri, con le tonalità che scemavano e s’innalzavano nella scala dei colori, incoraggiate da un’infinità di piccoli, subdoli fattori.
Ventisei anni senza il verde, il marrone; senza nessun colore che non mi piacesse accanto al blu.
E’ iniziato il periodo Rosso. Non che non si fosse annunciato; da parecchio tenta d’infiltrarsi, di scalzare il Blu dal suo ruolo di comando. Finalmente, il 5 Gennaio 2006 c’è riuscito: dichiaro ufficialmente iniziato il mio periodo Rosso!
Senza cambiamenti repentini, senza rinnegare il passato. Il periodo Rosso si discosta da quello Blu, ma non stonano insieme; possono coesistere, avvicendarsi, giocare tra loro. E’ un Rosso corposo, potente: ha una base di Blu a dargli spessore.
Sono molto incuriosito: non so, fino in fondo, cosa mi riserverà il nuovo periodo Rosso.
Non è paura; è la giusta dose di tensione che si porta dietro un cambiamento, unita ad una spolverata di preoccupazione: quanto mi costerà far riverniciare la macchina?

venerdì 5 gennaio 2007

la Befana vien di notte

La Befana vien di notte,
ed è giusto sia così,
perché tutte le donne brutte
di notte son meglio che nel dì.

La Befana vien di notte,
poco dopo Babbo Natale;
dal camino lei lo sfotte,
perché è incastrato nel canale.

La Befana vien di notte,
porta dolci e io ne voglio,
fondenti non al latte
e poi carbone non petrolio.

La Befana vien di notte,
lei passeggia sopra il tetto
e in una notte come tante,
ha lasciato un pargoletto.

La Befana vien di notte,
il frugoletto l’ha incastrato,
era meglio portar ricotte
che un bambino un po’ toccato.

La Befana vien di notte,
e ogni anno si premura,
il 6 Gennaio non il sette,
che stia bene la sua creatura.

mercoledì 3 gennaio 2007

pene d'amore 3

Griselda,
m'hai tumefatto i genitali!
Mi sono davvero frantumato ogni briciola rimasta nel mio basso ventre!
Anche il contachilometri d'una Ferrari ha un limite! Ha un limite l'Everest, la capienza del mio stomaco, il mare; perfino la pazienza di Dio s'è persa nel diluvio!
M'hai manipolato come un pezzo di Das e ti ho lasciato fare, convincendomi fosse un massaggio. M'hai srotolato, arrotolato, srotolato, arrotolato e ancora srotolato come il più comune degli yo-yo e te l'ho lasciato fare; sperando che il filo s'impicciasse restando avvolto. M'hai dato uno schiaffetto ogni tanto, sempre, così da abituarmi e avvertire meno la grande sberla. Ti ho lasciato fare anche questo!
Ti ho lasciato fare tutto! T'ho lasciato umiliarmi, pulirti la coscienza, prendermi in giro; t'ho lasciato sparire, fartela con altri, fingere. Ho accettato che non rispondessi alle lettere, agli squilli, ai messaggi, perfino ai miei pensieri!
Gli auguri, però, no: quelli no! Gli auguri di Buon Anno non si negano a nessuno!
Io ho augurato "Buon Anno" anche al mio criceto!
E' questo che valgo per te? Meno di un criceto? Conto meno di un criceto? Giro sulla ruota, faccio la cacca a palline? Io per te sono meno importante di un criceto? Non merito neanche gli auguri di Buon Anno che si fanno anche a un criceto?
Mi sono davvero lessato le intime sfere!
Già lo so che ti penserò e che pensandoti continuerò a soffrire di gran pene d’amore ma cercherò di resistere, rivolgermi a qualcun’altra, accettare anche una mano; perchè perfino la brama di pacci-pacci-pum-pum ha un limite!
Questa lettera è un punto a capo verso tutte le cose belle che mi aspettano fuori dalla porta e una chiusura per le altre che nella porta rimangon dentro e che, forse, tanto belle poi non erano davvero.
Ora che ci penso, mi hanno parlato bene dello stricchete-stricchete-sgnè-sgnè…

Buon Anno Nuovo