
La luce perlacea delle nubi rimbalzava fra parcelle curiose di aria. Fra foglie sfilate d’un verde sbiadito nel nero. Fra lumache sul prato che sparivano come conchiglie in risacca.
Lo scalpiccio di piedi e zoccoli riduceva in frantumi pure il silenzio. C’ero anch’io in quel tempo sospeso e quel che vidi, quel che vidi fu la scintilla d’ogni storia.
I gong delle lame scandivano cicli di luna.
Fu la scintilla d’ogni storia.
Un’ancestrale danza lenta avvinghiava i due avversari.
La scintilla d’ogni storia.
I tendini tesi delle spade spasimavano d’impalpabili desideri.
Quel che vidi fu la scintilla d’ogni storia.
C’ero anch’io in quell’affusolarsi di membra. Colpi. Di destini e di scelte. Colpi. Di spade su lingue d’argento scese dal cielo. Colpi. Dei duelli che vivevo. Colpi. Di privilegi e di dolori. Colpi. D’acciaio che strideva coi denti serrati. Colpi. Dello sforzo che scava le braccia. Colpi. E di stille e di passato e di rughe. Colpi. Di confusione. Colpi. Di confusione. Colpi. Di confusione.
C’ero anch’io e volevo scappare. Ma scappare non si poteva, già ero inchiostro sulla carta. E piangevo. E sbavavo. Ad ogni colpo più forte tremavo. C’ero anch’io ed ero rapito. La notte inseguiva la notte. E poi notte. E ancora notte. Finché la notte comandava duelli.
C’ero anch’io in quel buio di latte. I muscoli delle lame ghermivano ogni paura. Fluiva la forza in piena travolgendo gli epici corpi. Mani sanguinanti possedevano else d’oro. Lettere e lettere ne impreziosivano il profilo. Eran parole di lontana provenienza, da lati opposti del mondo giungevano. E si scontravano per conoscersi. E si amavano per distruggersi.
C’ero anch’io e mi nascosi fra righe inesplorate.