-Perdonatemi l’ardire- Ed iniziò. Non voleva esser perdonato affatto. Voleva colpire soffice come un velluto e indelebile come una marchiatura a fuoco. Restare latente nelle meningi per ricomparire di tanto in tanto, far capolino nei sogni e tramutarli in incubi. Scavare nella pochezza affinché i poveri malcapitati potessero intravedere una via d’uscita. -Non è mia intenzione intromettermi nelle vostre abitudini- Com’è vero che il mondo socchiude le proprie porte a chi sa scegliere le giuste parole –Io sono a cena solo e giustamente sto in silenzio, oppure scrivo sul mio blocco, dando l’idea d’essere un pazzo- E qui lascia spazio a una risata efficace per allentare la tesa attenzione della coppia. – Ma mi chiedevo perché, voi che siete andati a cena insieme, passate il tempo a leggere ognuno una diversa rivista. Non avete davvero nulla da dirvi?- Ecco, se ora arrivasse il suo arrosto di pesce sarebbe perfetto, potrebbe concludere dicendo –Ah, ecco il mio pesce arrosto. Scusate il disturbo, buon appetito!- Poi dovrebbe fissare soltanto il piatto, sopportare ancora per qualche secondo gli sguardi disorientati dei suoi vicini di tavolo finché questi, indecisi se rispondere o meno, desisteranno, preferendo lasciare il visionario scrittore al suo gustoso pasto solitario.
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