sabato 5 settembre 2009

Salme che camminano in sandali. Su pietre o sabbia, asfalto. Salme che camminano in sandali aspettando cenni dall’alto. E l’alto si sposta, l’alto capovolto torna innanzi divertito. Divertito. Che di riso ce n’è piene le tasche, da giacche e pantaloni si perde e rotola, sospeso non affonda, rotola o si prepara a farlo. Salme che camminano in sandali. Su strade di riso. Vuote buste di cielo, riempito alla rinfusa, dove il senso non si trova. Salme che camminano in sandali. E i sandali son laceri, sono ormai laceri. Del tutto fermi, i pensieri, il vento, i pensieri del vento che non ululano più. Così la notte arriva ed è silenziosa, vuota busta di stelle riempita alla rinfusa, dove il senso ancora non si trova. Passi di salme si spengono nei ricordi mentre il puzzo permane. Salme ferme a piedi nudi e il puzzo rimane. Salme ferme a piedi nudi e il puzzo rimane.

1 commento:

Anonimo ha detto...

mi pare uno scritto coraggioso, sei fra i pochi che non temono di usare parole precise per evocare immagini senza inutili travestimenti

diceva qualcuno che siamo comunque scheletri sotto la carne, ci sono momenti della vita in cui non si può far finta di non saperlo

e comunque sorridiamo per contrasto...buon autunno...

m.