lunedì 26 febbraio 2007

the end

Anche le saghe finiscono.
Mi dispiace per i milioni di fan di “Pene d’Amore” ma il quarto capitolo è stato l’ultimo della serie.
Già vedo gli occhi di ognuno di voi lucidi al pensiero di perder per sempre colei che in breve tempo si è innalzata a Donna per eccellenza. Ma alla tristezza per l’addio di Griselda rispondete che tutte le più grandi serie sono finite un giorno: è finito Happy Days, Guerre Stellari, Kiss me Licia, I Puffi, L’E-Team; perfino Mc Gyver ad un certo punto non sapeva più cosa costruire con un rotolo di carta igienica, due tagliaunghie e un tubetto di crema depilatoria.
L’unica eccezione è Beautiful. Si narra addirittura che Dio abbia creato il mondo in sei giorni perché sette puntate consecutive sulla stessa videocassetta non Gli entravano e che, ispirato da Ridge, sia stato indeciso fino all’ultimo se creare la donna da una costola di Adamo o dalla sua mascella.
Ma d’eccezione ce n’è solo una; le saghe finiscono e Pene d’Amore non sarà da meno.
Oh, non preoccupatevi per il blog: non ne risentirà. Sono le serie a dover concludersi; questo blog non è una saga, è una cosa diversa, estemporanea, improvvisa come un attacco di diarrea che ti prende e…
…ops…
…scusate...
...devo scappare…

sabato 10 febbraio 2007

pene d’amore 4

Ciao Cangurotto,
ti prego, non stracciare subito questa lettera, non bruciarla, non fumartela, non pulirtici le evacuazioni: leggila almeno fino in fondo.
E’ tutto così difficile, confuso e indecifrabile, ma se è vero che nei momenti di difficoltà bisogna farsi guidare dal cuore verso ciò a cui veramente teniamo; bè, il mio cuore mi ha riportato a te. Non ha mai smesso di riportarmi a te.
Forse il cammino per capirlo è stato più tormentato di quanto avrebbe dovuto, conducendomi in altre macchine, in altri pensieri, in altri letti, in altri boschetti, su altre bocche, su altri tavoli, su altre lavatrici, in altri sorrisi, in altri terrazzi. Tutto ciò però, mi è servito a capire quel che voglio.
Io voglio te. Il tuo corpo stretto al mio; sentirti soffrire di gran pene d’amore e poter alleviare quella sensazione in un’infinita notte di pacci-pacci-pum-pum.
Ho a lungo pensato a come potevo tornare da te; ogni idea mi sembrava banale: volevo un gesto grande, indimenticabile, romantico. Portarti una ruota panoramica davanti casa e salirci insieme, sussurrandoti all’orecchio che qualsiasi giro avesse preso la nostra vita, d’ora in avanti l’avremmo affrontato insieme; poi, mentre la ruota ci portava su, nel punto più alto, dirti che tutto il mondo era nostro, mio e tuo, come in quel momento.
Credo la tua via sia troppo stretta per farci entrare una ruota panoramica e, poiché nessun’altra idea mi sembrava abbastanza per dimostrarti ciò che provo, ho deciso di affidare le mie speranze a questa lettera.
Tremo perché basti per farti tornare da me.
Io da te son già tornata e ti aspetterò con fiducia. Tra pochi giorni sarà la nostra notte, ricordi? Io sarò là, al nostro posto, ad aspettarti, sperando, d’improvviso, di vederti comparire in quel vento freddo.

con amore

Griselda

lunedì 5 febbraio 2007

carnevale 2007: Spugna

“hic.. a me mi piace essere Spugna.. Dente Duro Occhio Mozzo e Piedi Storti possono dire quello che vogliono… a me mi piace essere Spugna… hic… e andare di qua e di là come il Rhum in una bottiglia che traballa… mi dà libertà essere Spugna… hic… nessuno fa troppo affidamento su di me nessuno mi prende troppo sul serio nessuno si aspetta niente da me… e io li frego tutti… hic… nessuno crede in me e io li frego tutti… hic… sono il secondo del capitano… è a me che affida gli incarichi più importanti… hic… sono io che decido quando lui non c’è… hic… lui c’è sempre naturalmente ma non mi importa perché a me non mi piace decidere… a me piace bere… hic… e se non devo decidere posso bere di più… hic… la cosa più bella di essere Spugna è che posso dire quel che mi va… hic… posso abbordare una ragazza e farle una dichiarazione d’amore che lei ride e se ne va… oppure posso insultarla e lei ride e se ne va uguale… hic… posso fare quel che mi va... certo sempre senza offendere nessuno… hic… sono un pirata che ci tiene ad essere gentile io… sono un gentilpirata… hic… non me ne frega niente di Peter Pan di Fate di Sirene neanche del capitano se non fosse il mio capitano… ma è il mio capitano e allora mi interessa… hic… è il mio capitano che mi permette d’andar per mare… e che compra il Rhum… hic… a me serve il Rhum… e mi serve anche il mare… hic… sono bravo a bere… e sono anche un bravo pirata… hic… e sono troppo vecchio per imparare a fare qualcos’altro… hic… e poi la sapete una cosa... a me mi piace proprio tanto essere Spugna… hic…"

il poliziotto e la ragazza

Il mio cane non abbaia. Per fortuna.
Anche per oggi ho evitato due dozzine di coltellate. Sarà per la prossima volta.
Dicono che la sfera abbia dei vantaggi: una pallonata non ti infilza, rotola facilmente, troppo facilmente. Far rotolare una palla prendendola a calci è cosa troppo facile, possono farlo tutti, come far figli. E’ talmente facile e piacevole che vien dato per scontato sia una buona cosa.
Il calcio non è una cosa buona; questo calcio è un problema.
I figli non sono una cosa buona, né cattiva: sono persone.
Le morti durante le partite non sono colpa del calcio, così come Tamara non è morta per colpa dei cani. L’ispettore e la ragazza hanno lo stesso assassino, anche se i loro funerali avranno risonanza molto diversa.
E’ che è tutto troppo, troppo facile; facile e incontrollato, incontrollabile in questo stato di cose.
Il mio cane non abbaia. Però il mio criceto squittisce ogni tanto. Speriamo bene.