lunedì 24 dicembre 2007

alambicchi sotterranei

Bolle. Di colore come luci e fili e odori e capelli strisciati senza fine né interruzioni e vestiti. Ribollire d’asfalto fuso, cioccolata scivola bionde colline di pandoro e capelli legati senza alcuna pretesa. Bolle. Leggermente si sale e s’ondeggia, ragnatele negli angoli catturano quanto accanto vi passa, parole senza senso, senza senso. Con costanza, calma costante come carezze con cui chiedere cosa conta e perché, di terra e di notte senza amore sui muri molli. Bolle. E un cannocchiale a guardare deformità, barba lunga di bolle, mani incrinate di bolle, capezzoli di bolle, mondi di bolle piccole e circoscritte, senza un’idea, chiara, coinvolgente. Addio di risa sciolte in latte caldo, alla mattina del dì che aspetta ancora un’altra mattina e che riposa, si riposa, senza curarsi di piedi nudi e spessi vetri che ne vibrano i tendini.

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