domenica 30 dicembre 2007

cieli ciclici (e rondini stufe)

Salta fringuello, salta se puoi, finché le zampe ti sentirai.
Canta pazzia ilare e disperata e maledici con viscere raggrinzite l’idea di questa serata.
Il cerchio di visioni sfilza fra le code degli occhi e dei frac che a pelle e piume ci hanno.
Che nel circolo soffrirai, profondo perderai e il cielo e la polvere e il buio mangerà l’aria. Strapperà le dita il fumo di risa medievali, campane in algide torri d’eterea terra.
Ma tornerai ed io ti aspetterò. Tornerai perché io ti aspetterò.
Ad una ad una, le zampe mozzate, in legatura d’oro nel libro dei ricordi. Morirai, morirai solo quando piacerà a noi. Morto e umiliato da zimbello, col ventre rasato, il becco spaccato e quell’ala, quell’ala bruciata e vuota.
Ma tornerai, nel ciclo dell’acqua tornerai. Tornerai e poi ancora e ancora.
Quella notte passerà in torture sfumate, penetrerai nella terra per raggiungermi in ogni poro e soffocarmi di deliri dementi.
Tornerai nell’acqua che torna. Tornerai e sceglierai per noi la fine che non hai scelto per te.
Tornerai e passerai.
Mi lascerai vivo, lo so, per questo ti uccideremo. In una sera di versi sconosciuti morirai per lo svolazzar di molte ali nel nero. E non saprai quale, non saprai quale, non saprai quale avrà sferrato il colpo mortale.
Cadrai come acqua cade e sparirai, poi nell’eterno volo ascenderai. E se il più buono ti sembrerò, tu non credermi, non credermi mai.

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