mercoledì 12 settembre 2007

la maledizione del foglio bianco

Come fumo nell’aria ne ho avvertito l’odore spesso negli anni; e le chiacchiere, chiacchiere che ne avevano paura. Mai temuta da parte mia. Che di qualcosa si dovrà pur soffrire e magari fosse solo lei.
Il foglio bianco si riempie sempre sotto le mie mani. Si copre di colore mentre i giorni sbiadiscono. E sbiadiscono gli amori, ma non la fiamma che li alimenta. Così brucio di dolore nel vuoto che mi abbraccia.
Ma tu chi sei? Chi sei? Chi sei mai stata? Cosa fai quando io non lo so? E perché, perché, perché stai qui?
In via Adige scorre un fiume allegro che sa cosa incontrerà. Lo rinchiudo, lo porto con me, ma so cosa incontrerà. Il fiume rallegra quando scorre; fra mille lune imparerà a godere rinchiuso nel mare. Io sono prigione.
E allora che vuoi? Perché sei qui? Perché da me? Perché mi trattieni? Perché mi insulti, mi picchi e poi scompari?
Genocidio di massa il mio crimine nell’altra vita. Non si tramuta in dolce un assassino. Se così tanto devo scontare, conviene continuare a peccare. Almeno poterti urlare, gridare, abbaiare. Almeno poterti maledire, senza sentirlo, ma poi guardarmi allo specchio sereno.
Un altro aborto. Non nasco. Non nasco mai. Combatto sempre e male: non nasco mai. E’ finita. Mai iniziata e già finita. Nell’incompiuto gesto sacrifico la mia vita. Nella maledizione di un foglio bianco che riempio. Nella maledizione di una vita rossa che porto appresso, riempio e svuoto, astuccio di penne per il mio foglio sporco.

1 commento:

Anonimo ha detto...

imparassi a mandar le persone a quel paese..poi ci si sente meglio.. anche se nn sempre serve..