giovedì 16 novembre 2006

cadaveri e morti viventi

Muovendosi sulla rete si rischia, ad ogni passo, di inciampare tra le sue maglie, restando aggrovigliati in cookies, virus, cactus, spic, spam, trojan, trans, redealer, lerdhammer, cognac e Beckenbauer. Quando si crede d’aver imparato a destreggiarsi, il piede va un po’ più deciso ed ecco che “TOC” colpiamo qualcosa: un cadavere.
E’ piena di cadaveri la rete: blog abbandonati, in avanzato stato di putrefazione.
Gran tristezza imbattersi in tali incontri. Sembrano vivi, fino all’ultimo. Si leggicchia qualche parola, si guardano un paio di foto, le immagini; quando decidiamo di approfondire la conoscenza, inattesa giunge la sorpresa: non respira più.
Date d’aggiornamenti che risalgono a mesi prima, a volte un anno e più. Puzza; e puzza da molto. Perché stai ancora qui cadavere? Qualcuno abbia il buon senso di seppellirti. Torna da dove sei venuto, con tutte le tue buone intenzioni disattese.
Non hai niente da dire ormai, parli con parole lontane millenni; da te e da me. Non ha senso rileggere il passato senza un presente e con un improbabile futuro. Dovevi conservarti in vita; è per te che respiravi, non per me. L’impegno è anche prendersi cura di se stessi: ti sei lasciato morire. Vattene. E portati dietro i morti viventi che si trascinano logorando la rete.
“L’alba è come i tuoi occhi e il mare come il mio cuore che si lascia scivolare sulla tua spiaggia”, “Amore mio sei tutto per me”, “A me piace vivere”, “Quando ascolto questa canzone non posso non pensarti”, “Tu colori la mia vita, senza di te sarei un film in bianco e nero”.
Blogghetti miei ho pena per voi. Per le frasi fatte, per quelle copiate e quelle d’effetto; per le frasi d’amore dodicenne, per quelle spacciate per filosofia o che insudiciano la parola poesia. Ho pena per i tvtttttb, per le frasi con cinquanta punti esclamativi, per quelle in cui la vita è solo triste e niente affatto bella e per i loro autori infelici, che di certo la vivono senza Nutella.
Voi non siete morti; ancora fiato esce dai vostri post, ma puzza: puzza anche il vostro alito. Morti che si fingono vivi perché vivi non son mai stati e non sanno cosa significa.
Divertente: finché non diventa irritante è divertente il vostro essere imbarazzante. Da qui ripartite: morti viventi, bloggatevi allo specchio e ridete di voi stessi. Non prendetevi sul serio che non ce n’è proprio motivo. Ridete dei vostri doppi menti di parole vuote, della buccia d’arancia delle vostre immagini, dei lardelli delle vostre citazioni, di questo cretino che vi guarda dalla foto e del suo pezzo delirante che ha appena finito di scrivere.

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